I nostri prodotti trasformati sono tutti ottenuti da prodotti freschi coltivati nella nostra azienda secondo le nostre prassi e i nostri disciplinari.

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Pomodorino del piennolo

Pomodorino del Piennolo del Vesuvio D.O.P.

La Denominazione d’Origine Protetta (D.O.P.) “Pomodorino del Piennolo del Vesuvio” è riservata ai pomodori che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal Disciplinare di produzione. Il “Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP” è uno dei prodotti più antichi e tipici dell’agricoltura campana.
In realtà, in diversi territori della Campania, esistono raggruppamenti di ecotipi con bacche di piccola pezzatura, i cosiddetti “pomodorini”, che si distinguono tra loro per tipicità, rusticità e qualità organolettica. I più famosi da sempre sono però quelli tuttora diffusi sulle pendici del Vesuvio.

Il “Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP” raggruppa vecchie cultivar e biotipi locali accomunati da caratteristiche morfologiche e qualitative più o meno simili, la cui selezione è stata curata nei decenni dagli stessi agricoltori. Le denominazioni di tali ecotipi sono quelle popolari attribuite dagli stessi produttori locali, come “Fiaschella”, “Lampadina”, “Patanara”, “Principe Borghese” e “Re Umberto”, tradizionalmente coltivati da secoli nello stesso territorio di origine. Le peculiarità del “Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP” sono la elevata consistenza della buccia, la forza di attaccatura al peduncolo, l’alta concentrazione di zuccheri, acidi e altri solidi solubili che lo rendono un prodotto a lunga conservazione durante la quale nessuna delle sue qualità organolettiche subisce alterazioni. Tali peculiarità sono profondamente legate ai fattori pedoclimatici tipici dell’area geografica in cui il pomodorino è coltivato dove i suoli, di origine vulcanica, sono costituiti da materiale piroclastico originato dagli eventi eruttivi del complesso vulcanico Somma-Vesuvio

 

Olio aprutino

Olio extra vergine di oliva aprutino pescarese D.O.P.

L’olio extra vergine d’oliva DOP Aprutino Pescarese è prodotto esclusivamente in provincia di Pescara lungo la vallata del fiume Tavo e lungo l’alta valle del fiume Pescara, un’area collinare ai piedi delle catene montuose del Gran Sasso e della Maiella.

Grazie alle condizioni climatiche favorevoli e al clima particolarmente temperato è un ambiente ideale per coltivare olive dalle quali si ottiene un olio di altissima qualità.

Deve il suo nome al termine latino Aprutium, antico toponimo dell’area Vestina, poi denominata “Aprutina”. Già in epoca romana, infatti, olivo e olio facevano parte della cultura agricola e alimentare dell’area pescarese ed erano oggetto degli scambi che avvenivano tra Roma e questi municipi periferici. Ma fu attorno al XII secolo, grazie ai monaci delle abbazie della zona, che si posero le basi per una solida olivicoltura in Abruzzo con le prime prove di selezione delle piante di olivo.

Insieme ad altre 4 produzioni, è stata la prima DOP riconosciuta ufficialmente in Italia nel 1966, a riprova della sua qualità e della credibilità e serietà dei produttori.

La qualità di questa DOP è espressione delle caratteristiche uniche del territorio in cui viene prodotta e della sapienza degli olivicoltori. Essi curano le proprie piante secondo le regole di una tradizione tramandata di padre in figlio.

 

lacryma christi

Lacryma Christi del Vesuvio D.O.P

Il bianco : dal colore giallo paglierino con riflessi verdolini, presenta caratteristiche organolettiche molto intense dove prevalgono ben distinte le note di pesca e albicocca. Equilibrato ed elegante, al palato esplode al gusto con la sua mineralità vulcanica.

Il rosso : colore rosso rubino intenso con sfumature violacee che presenta note aromatiche di ciliegia, susina e mora. Al gusto è gradevolmente tannico, deciso e racchiude in una particolare sapidità le caratteristiche intrinseche dei terreni alle pendici del Vesuvio.

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Presidi SLOW FOOD

Albicocche dl Vesuvio

Un frutto noto sin dall’antichità con il nome Cresommola, dal profumo e sapore inconfondibile. Divenuto Presidio Slow Food per il suo valore antico e per il forte legame con la terra vulcanica in cui nasce e cresce, legame generato anche dal microclima favorevole all’agricoltura che consente la raccolta di questi frutti dal sapore unico. Le varietà più utilizzate Pellecchiella ……

 

Pisello cento giorni

Pisello Centogiorni

Da Ottobre 2018 è diventato l’unico legume fresco Presidio Slow Food. 

Un legume coltivato sin dal passato nei territori vesuviani, chiamato così in riferimento alla raccolta che inizia in primavera e dura all’incirca cento giorni. 

Un baccello preservato dall’estinzione grazie a diversi contadini che, come noi, hanno deciso di coltivarlo nei propri orti, consentendo la salvaguardia di un prodotto noto per il suo sapore fresco, tenero e delicato. 

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Le nostre  materie prime tipiche campane

 

Zucchino san pasquale

Lo zucchino San Pasquale

Lo zucchino San Pasquale presenta frutti di forma cilindrica oblunga, di colore verde con presenza di evidenti striature di colore verde chiaro, le dimensioni del frutto commerciale alla raccolta variano tra i 20 – 30 cm. Appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee, genere Cucurbita, è una pianta erbacea, annuale, con fusto tendenzialmente eretto e mono caule. Le foglie sono palmate di colore verde scuro e tomentose. La pianta è dicline con presenza di fiori maschili e femminili separati. Lo zucchino San Pasquale è apprezzato per le sue proprietà organolettiche nonché per la consistenza, può essere impiegato in svariate preparazioni culinarie tra cui si ricorda la pasta e zucchine alla Nerano, anche i fiori (“sciurilli”) di colore giallo arancio sono usati per preparazioni gastronomiche varie tra cui le “frittelle di sciurilli”.

L’epoca di coltivazione varia dalla primavera all’autunno, in questo periodo è possibile eseguire più cicli di coltivazione, può essere coltivato sia in pieno campo sia in tunnel o serra, il sesto d’impianto è di 1 m tra le file e 1 m sulla fila, con un numero di piante a ettaro è di circa 10.000, anche se tradizionalmente si trapiantava nella seconda decade di maggio (da cui il nome San Pasquale). La raccolta manuale va da maggio fino a fine ottobre. I frutti raccolti manualmente vengono posti in cassette di palstica e/o di legno per la vendita diretta ai mercati ortofrutticoli.

Sembra che il nome San Pasquale sia legato all’epoca di trapianto tradizionale che avveniva a metà maggio, in particolare il 17 maggio giorno in cui si celebra San Pasquale Baylon, (religioso spagnolo del ‘500) che è anche considerato protettore dei cuochi e pasticcieri ed ogni anno a Nocera Superiore si svolge il Concorso Internazionale dei Madonnari ed una processione con il Santo.

Friarelli

Friarielli

Specialità dal gusto amaro, ma molto gustosa e tutta italiana, i friarielli sono una verdura a foglie, che si chiama in tanti modi ed è particolarmente difficile da trovare fuori dall’Italia.

A Roma li chiamano broccoletti, per via della loro stretta somiglianza con i broccoli. A Napoli invece, la patria di questa specialità, si chiamano friarielli (da pronunciare rigorosamente con la -e chiusa, pena il riconoscimento imminente delle vostre origini), Negli Stati Uniti infine, potete cercarli come broccoli rabe. 

Come per la maggior parte delle verdure crucifere, i friarielli sono particolarmente gustosi se saltati in padella con aglio e olio d’oliva (i Napoletani ci aggiugeranno volentieri anche un po’ di salsiccia). Meravigliosa combinata con la pasta e ottima anche per dare un buon contrasto a carni e pesce. 

Pomodorino giallo giagiù

Pomodorino Giallo Giagiù Campano

Giagiù è un ecotipo di un pomodorino di colore giallo oro brillante reperito nell’areale vesuviano (pendici del Vesuvio).La riscoperta di questo ecotipo è divenuta quasi leggendaria. Pare che tutto sia capitato per caso quando durante la raccolta del piennolo rosso un contadino, chiamato il nonno di Giulia, si è accorto che una delle piante aveva i frutti giallo oro. E così questa varietà è stata chiamata GiaGiù cioè il giallo di Giulia. Raccolti i semi, grazie anche a un progetto di ricerca della Facoltà di Agraria di Portici, ormai la coltivazione è ripresa e si è diffusa largamente. La denominazione “Pomodorino Giallo Campano” appartiene alla varietà Giagiù ed è stato inserito dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT).

È una pianta a crescita indeterminata pertanto ha bisogno di sostegni (tutori), quindi tutte le operazioni colturali sono manuali (dalla raccolta al trapianto in campo alla raccolta dei frutti). Ricco di vitamine e antiossidanti la Nota distintiva di questo ecotipo è il sapore acidulo ben armonizzato con la dolcezza di fondo che libera un persistente aroma di pomodoro. È anche particolarmente ricco di beta-carotene, che aiuta la corretta crescita e riparazione dei tessuti. E’ ideale nella preparazione di primi piatti a base di pesce ed ingrediente principe sulla pizza.

Scarola

Scarola

Scarola L’indivia (Cichorium endivia var. latifolia) chiamata anche scarola, è una pianta appartenente alla famiglia delle Asteraceae (o Composite).

La scarola alla napoletana è un contorno molto saporito che si prepara tutto l’anno. La scarola viene insaporita aggiungendo olive, uvetta, pinoli e peperoncino, ingredienti che danno vita ad un tripudio di sapori che spaziano dall’amaro, al dolce e al salato, una vera bontà! Ideale da gustare come contorno a secondi piatti, formaggi, uova o frittate. Ottima usata come farcitura dell’altrettanto famosa PIZZA DI SCAROLA.

Zucca

Zucca lunga Napoletana

La zucca lunga di Napoli, o “cucozza zuccarina” tipica della tradizione partenopea, è un frutto lungo, verde, dalla polpa gialla e dolce, con pochi semi e tanto gusto. Da raccogliere nei mesi estivi, si conserva a lungo, per un autunno all’insegna dell’ortaggio stagionale per eccellenza.

 

Papaccella

Papaccella

La papaccella napoletana è un particolare tipo di peperone corto e polputo, di sapore dolce, che può essere usato fresco fritto in padella in accompagnamento a piatti di carne di maiale, o conservato in salamoia o sotto aceto. Nell’Italia centrale (peperone chiochiera) viene utilizzata fresca e ripiena di carne o tonno, e poi stufata in olio. La denominazione “Papaccela  è stata inserita dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT).Deriva il suo nome dal latino volgare: pipiricella(m) > paparicella(m) > paparcella(m) > papaccella(m).

 In altre regioni, specialmente dell’Italia Centrale, questo particolare tipo d’ortaggio assume i nomi più svariati da “chiacchiera”, “chiochiera”, a “pupacchiella”.